Dopo la morte del presidente togolese Gnassingbé Eyadema, è diventato il leader africano da più a lungo al potere: Omar Bongo, al timone del Gabon dal 1967, domenica andrà a caccia del sesto mandato presidenziale. Una pura formalità, visto che l’opposizione è praticamente inesistente.
Clientelismo e corruzione. Anche se il dominio di Bongo sulla vita politica raggiunge livelli preoccupanti, i suoi metodi per mantenere il potere non sono quelli di un volgare dittatore: niente incarcerazioni di oppositori o violenze, per mantenere il potere Bongo usa metodi più raffinati. Nei suoi 38 anni al potere il presidente è riuscito a polverizzare l’opposizione grazie a un misto di clientelismo e corruzione, cooptando i suoi avversari in una coalizione che comprende circa 40 formazioni tra partiti , sindacati e associazioni varie. Se a questo si aggiunge un controllo totale sui media, si può comprendere come l’esito delle consultazioni sia scontato: l’unico nemico per Bongo è il possibile astensionismo di un popolo stanco di una politica fatta di demagogia e promesse non mantenute.
Veduta di un quartiere povero della capitale LibrevilleIl traghettatore. Grazie ai suoi metodi Bongo è riuscito a traghettare il paese attraverso mille difficoltà: dall’euforia per il petrolio degli anni ?70 (di cui il Gabon è ancora uno dei massimi produttori) al crollo del prezzo del greggio, che ha portato sfiducia e una crisi economica da cui il paese sta uscendo solo ora. La miseria invece non è mai mancata visto che, come riferisce una fonte diplomatica, ?il reddito pro capite è alto rispetto alla media africana, ma la ricchezza non viene distribuita?. Una visione condivisa anche da Daniel Mengara, leader del movimento Bdp-Gn (Bongo Doit Partir ? Gabon Nouveau): ?Le statistiche del Gabon sono da paese povero? confida a PeaceReporter. ?Abbiamo un reddito pro capite più alto della Cina, dell’India o del Marocco, ma il 60 della gente vive sotto la soglia di povertà. E il Gabon è molto meno scusabile di altri paesi africani, viste le ricchezze che ha?.
Pierre MamboundouSenza opposizione. Tutte considerazioni che a Bongo interessano poco: il leader ha modificato la Costituzione per potersi ripresentare alle elezioni, di fronte a un’opposizione ai minimi storici. Il suo avversario più credibile è Pierre Mamboundou, già candidato alle presidenziali del 1998 e leader dell’Upc (Union des Patriotes Gabonaise). Se non altro Mamboundou può vantarsi di non esser mai entrato nelle sue mega-coalizioni, ma non ha né lo spessore politico né i mezzi per preoccupare Bongo. Mentre il presidente può contare su una macchina elettorale imponente che gli permette di usare elicotteri e aerei per spostarsi nel paese e tenere comizi che si concludono con l’elargizione di denaro agli astanti, Mamboundou ha solo un fuoristrada e deve far fronte a vari ?imprevisti?. Come quello di un gruppo di sostenitori di Bongo che blocca la strada per impedirgli il passaggio, con la benevolenza della polizia locale?
Il Gabon è uno dei maggiori esportatori di petrolioLa transizione. Ma quali sono i maggiori meriti del presidente? Secondo la fonte diplomatica ?Bongo governa come un capo villaggio, e questo la gente lo apprezza. E? riuscito a mantenere unite per 40 anni le varie comunità del paese senza problemi?. Per Mengara invece le principali colpe vanno all’opposizione: ?Bongo è molto impopolare, e solo le mancanze dell’opposizione gli permettono di rimanere al potere. Senza i brogli elettorali e con un leader più credibile perderebbe di sicuro?. Quale che sia la verità, Bongo si appresta a governare il Paese per altri 7 anni. Il rialzo del prezzo del petrolio e i giacimenti minerari dovrebbero garantire un certo sviluppo nei prossimi decenni, così l’incognita maggiore rimane proprio la transizione politica. Alcuni analisti prefigurano uno scenario da Costa d’Avorio, visto che la classe politica non sarebbe preparata a raccogliere il testimone della successione. Ma questa è un’altra storia: il capitano Bongo non ha ancora intenzione di abbandonare la sua nave.
Matteo Fagotto